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Gambe pesanti, crampi notturni, caviglie gonfie: sono segni dell’INSUFFICIENZA VENOSA, cosa si può fare?

2024-06-20 16:56

Dott.ssa Laura Nava

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Gambe pesanti, crampi notturni, caviglie gonfie: sono segni dell’INSUFFICIENZA VENOSA, cosa si può fare?

L’insufficienza venosa degli arti inferiori è una patologia cronica causata dalla difficoltà del sangue nel ritornare dalle vene periferiche delle gambe

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Con l’arrivo dell’estate, l’aumento delle temperature e la diminuzione di esercizio fisico, spesso può capitare di avvertire un senso di pesantezza agli arti inferiori, vediamo insieme come non sottovalutare la problematica e come agire per aiutare il nostro corpo a stare meglio.

COSA E’ L’INSUFFICIENZA VENOSA DEGLI ARTI INFERIORI?

L’insufficienza venosa degli arti inferiori è una patologia cronica causata dalla difficoltà del sangue nel ritornare dalle vene periferiche delle gambe al cuore. Il periodo estivo e il caldo vanno ad acuire i sintomi di questa condizione, le gambe diventano infatti più affaticate, doloranti e gonfie.

Più del 30% delle donne in Italia soffre di questa patologia, nonostante oggi si assista ad un aumento di casi negli uomini. Questa incidenza può andare però a peggiorare, poiché strettamente legata ad abitudini alimentari scorrette e stili di vita sedentari, tipici dei contesti Occidentali. L’insufficienza venosa degli arti inferiori è una condizione di malfunzionamento del ritorno del sangue venoso degli arti inferiori, spesso legata anche alla familiarità.

CIRCOLAZIONE VENOSA

La circolazione del sangue è un sistema complesso che prevede molti componenti; un "motore", il cuore, che pompa il sangue nelle arterie con una pressione "pulsatile", regolata e ammortizzata dall'elasticità delle pareti arteriose e dalle resistenze periferiche (ossia i vasi capillari che irrorano tutti gli organi); una volta ossigenati i tessuti, il sangue viene incanalato nelle vene per ritornare verso il cuore. 

Approfondiamo ora il sistema venoso, quest’ultimo a livello degli arti inferiori, si suddivide in tre circoli:

- Sistema Venoso Profondo: che si occupa di raccogliere il 90% del sangue refluo e convogliarlo verso il cuore. Ne fanno parte le vene iliache, che confluiscono nella vena cava inferiore, le vene femorali, poplitee e tibiali; tutte queste vene decorrono affiancate ad un'arteria che porta il loro stesso nome.

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- Sistema Venoso Superficiale: si occupa di raccogliere il 10% di sangue refluo e convogliarlo nel sistema venoso profondo, attraverso le vene Grande Safena e Piccola Safena che dalla cute e dai tessuti sottocutanei fanno confluire il sangue refluo nelle vene del sistema profondo.

 

- Sistema Venoso Perforante: rappresenta la connessione tra il sistema venoso profondo e quello superficiale, in quanto attraversano la fascia aponeurotica. La comunicazione tra i due sistemi può avvenire direttamente o indirettamente tramite una rete di vasi venosi nei muscoli.

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La particolare caratteristica delle vene è che sono dotate di VALVOLE VENOSE, esse sono formate dall’endotelio che riveste internamente il vaso venoso e dal tessuto connettivo, sono dotate di fibre elastiche, appaiono come delle semilune e sono costituite da due lembi. Le valvole venose hanno il compito fondamentale di veicolare il flusso sanguino delle vene in direzione del cuore, impedendo un reflusso verso le estremità inferiori, non offrono quindi ostacolo al ritorno venoso verso il cuore, ma si chiudono ermeticamente quando il sangue, per un ostacolo al deflusso o perché spinto dall’attrazione gravitazionale, tende a refluire verso il basso.

In presenza di insufficienza venosa, nelle vene superficiali delle gambe il sangue non riesce a compiere adeguatamente questo processo e ci si trova di fronte ad un disturbo cronico associato alla lassità del tessuto venoso e a un difetto di chiusura delle valvole delle vene. Pertanto il sangue non va verso il cuore ma ristagna, aumentando così la pressione del sangue venoso alle caviglie, per questo si avverte una sensazione di gonfiore alle gambe, soprattutto la sera, e in particolar modo in estate o comunque quando le temperature sono più alte.

Questa difficoltà di risalita del sangue può causare l’insorgenza di uno dei disturbi vascolari più diffusi e noti in particolare nelle donne: Le vene superficiali possono dilatarsi e trasformarsi in varici, note comunemente come vene varicose

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Nel tempo l’insufficienza venosa può favorire la fuoriuscita di alcune parti di emoglobina nella faccia interna della caviglia, qui possono sorgere delle macchie dalla colorazione bluastra e progressivamente la cute della caviglia si inspessisce, diventa secca e distrofica. Non si tratta solo di un difetto estetico, ma di una condizione da non sottovalutare, perché in questi tessuti è carente l’ossigenazione delle cellule e ciò può portare alla formazione di ulcere dolorose da cui si guarisce con estrema difficoltà. Se il disturbo progredisce si può arrivare fino all’insorgenza di trombo-flebiti e addirittura di trombo-embolia (formazione di coaguli nei gavoccioli varicosi dove il sangue tende a ristagnare), una patologia che non mette in pericolo la salute dell’individuo, ma pregiudica la qualità di vita e che richiede un trattamento adeguato.

QUALI SONO I FATTORI CHE FAVORISCONO L’INSORGENZA DELL’INSUFFICIENZA VENOSA?

I principali fattori di rischio sono: 

- familiarità genetica;

- obesità;

- fumo;

- sedentarietà;

- lavori in ortostatismo per lunghi periodi;

- patologie posturali;

- terapie ormonali (pillola contraccettiva, terapie ormonali sostitutive);

- gravidanza.

QUALI SONO I SINTOMI O I SEGNI CON CUI SI MANIFESTA L’INSUFFICIENZA VENOSA?

I sintomi variano a seconda della classificazione di gravità dell’insufficienza venosa, che può andare dalla presenza di semplici teleangectasie (dilatazioni dei piccoli vasi sanguigni) innocue, fino alla presenza di ulcere attive difficoltose da curare.

Tra i più comuni troviamo:

  • Sensazione di pesantezza alle gambe;
  • Crampi notturni;
  • Formicolii agli arti inferiori;
  • Dolore in corrispondenza di una vena superficiale;
  • Gonfiore alle caviglie (resta visibile il segno del calzino);
  • Prurito agli arti inferiori;
  • Comparsa di macchie rosso-bluastre in zona peri-malleolare;
  • Teleangectasie
  • Vene varicose
  • Ulcere cutanee
  • Trombosi

QUALI RIMEDI ADOTTARE?

Come per la maggior parte delle patologie per evitare di arrivare a stadi gravi, si deve agire con la giusta prevenzione, andando ad eliminare le cattive abitudini che favoriscono l’insorgere dei fattori scatenanti. Perciò si dovrebbe adottare uno stile di vita sano, che significa:

- seguire una corretta alimentazione;

- fare movimento, esercizio fisico anche solo una semplice camminata da 30 min al giorno, perché camminando si attivano i muscoli del polpaccio, che comprimendo le vene in sede garantiscono il ritorno del sangue verso il cuore;

- per chi è costretto a lavorare in posizione eretta per lunghi periodi senza potersi muovere molto è consigliabile l’utilizzo di calze elastiche o bende elasto-compressive per favorire il ritorno venoso e prevenire il gonfiore.

- docciature fredde: la mattina o la sera durante la doccia direzionare un getto di acqua fredda sulla zona di passaggio delle vene profonde (inguine/coscia/ginocchio e caviglia) per alcuni secondi, per stimolare la circolazione.

- la sera è consigliato tenere le gambe alzate per favorire il ritorno del sangue verso il cuore.

- eseguire periodicamente, soprattutto durante il periodo estivo, dei MASSAGGI DRENANTI che vanno a stimolare i muscoli e a favorire il ritorno del sangue. Hanno lo scopo di drenare l’accumulo di liquidi, migliorare il gonfiore di caviglie e gambe, e dare leggerezza e sollievo agli arti inferiori. Prevedono l’applicazione di manualità non troppo invasive per non infastidire/stressare i vasi più superficiali ( capillari e venule) e hanno l’obiettivo di supportare la circolazione venosa, attraverso uno stimolo esterno. Il MASSAGGIO si può fare entro i primi stadi della patologia, già in presenza di Vene Varicose NON è consigliato eseguire il trattamento manuale.

- utilizzare la pressoterapia;

- assunzione di farmaci anti-coaugulanti, su consiglio medico;

- fino ad arrivare nei casi più gravi all’intervento chirurgico di rimozione di una parte o di tutta una vena varicosa (safenectomia).

BIBLIOGRAFIA:


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